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OpenZone Talk

Marta Gaia Zanchi - Digital Health: where do I start?

Quando parliamo di Digital Health ci riferiamo a un ambito che contempla competenze lontane tra loro. Per orientarci in questo mare magnum dobbiamo rispondere a una domanda semplice e tutt’altro che banale: “Da dove comincio?”

Giugno 2019
"Ciao, io sono Marta!”, è così che prende avvio l’OpenZone Talk di Marta Gaia Zanchi, Venture Capitalist alla guida di Nina Capital, fondo che investe in soluzioni tecnologiche per migliorare la salute delle persone. Dopo la laurea al Politecnico di Milano, la Zanchi si è spostata negli Stati Uniti, precisamente alla Stanford University, dove è rimasta per 12 anni, prima come dottoranda in ingegneria elettronica e poi come membro della faculty e direttore di Digital Health dello Stanford Byers Center for Biodesign. Chi, dunque, meglio di lei poteva rispondere alla domanda “Digital Health: where do I start?”
 
Nel tracciare una linea di partenza, la cosa più logica da fare è stabilire dei punti fermi, e lo si può fare iniziando dalle definizioni. Per Marta la Digital Health nasce dall’intersezione tra due discipline apparentemente molto lontane: Life Science e Information Technology. Il risultato di questo incontro dà vita a una nuova area che eredita alcune caratteristiche da entrambi i settori di partenza ma che sviluppa specificità ben definite.

La Digital Health è già parte del nostro presente

Pur trattandosi di un settore che si è portati a pensare come nuovo o futuristico, in realtà ciò a cui stiamo assistendo è una maturazione che deriva da ormai 60 anni di progresso che devono farci pensare alla Digital Health non come a ciò che deve ancora accadere, ma ciò che sta accadendo in questo momento. Se si prende in considerazione l’Intelligenza Artificiale, ci si può accorgere di come già da qualche anno alcune macchine siano altrettanto o persono più efficaci nel riconoscimento delle immagini rispetto ad alcuni dei migliori radiologi. Negli ultimi 5 anni, inoltre, il settore è diventato maturo anche da un punto di vista economico e finanziario. Infatti, la concentrazione di investimenti e del numero di deal in startup in late stage è cresciuta e il death rate è diminuito in maniera evidente. Nonostante si tratti di dati incoraggianti, sono ancora molte le startup che falliscono. Questo accade perché le soluzioni che propongono non sono state pensate per risolvere un problema reale, un bisogno da soddisfare. Ed ecco che si arriva alla risposta alla domanda iniziale. Da dove comincio? Da un bisogno.

Biodesign

La risposta della Zanchi si chiama Biodesign, una metodologia di innovazione che prende avvio da una precisa identificazione del bisogno, da questo passa alla progettazione secondo le logiche del Design Thinking per arrivare alla fase di implementazione e costruzione del business. La fase più importante è sicuramente quella di definizione e caratterizzazione del bisogno per la quale gli elementi fondamentali sono 3: un problema che si sta cercando di risolvere, una popolazione che ne è affetta e outcome specifici. Quando si pensa a questi ultimi, non bisogna, però, solo fare riferimento agli outcome clinici, ma anche a quelli dei sistemi sanitari come, ad esempio, il contenimento dei costi o l’accesso ai farmaci. In questa fase l’Information Technology non serve, ci si deve basare sull’osservazione in prima persona in cui la caratteristica più importante rimane l’empatia.

Marta Gaia Zanchi
Founder & Managing Partner @ Nina Capital

Da dove comincio? Da un bisogno molto ben caratterizzato che, se riusciamo a comprendere in profondità, diventa il DNA di una grande invenzione.

Marta è anche protagonista di una delle nostre inspiring story