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Cristina Cenci -  Tecnologie empatiche: la Medicina Narrativa Digitale

Quando si parla di medicina narrativa si pensa ad una relazione medico paziente caratterizzata da maggiore ascolto e empatia. E spesso si tende ad associare questi aspetti ad una relazione faccia a faccia. L’interazione online mostra invece che, talvolta, la distanza fisica rende possibile una maggiore vicinanza.  E’ possibile utilizzare  il digitale anche  per favorire l’uso delle storie nella pratica clinica?
Siamo protagonisti di un’epoca in cui il progresso tecnologico sempre più incalzante ha abituato il nostro sguardo a focalizzarsi su dettagli molto specialistici. Il campo medico è, forse, quello in cui questo processo è più evidente. Ma se da un lato la progressiva specializzazione quantitativa e la focalizzazione sulla malattia hanno reso possibile il raggiungimento di risultati  impensabili fino a pochi anni fa in termini di cure e aspettative di vita, dall’altro hanno reso invisibile la persona nella sua complessità bio-psico-sociale. E questo rischio di diventare invisibili non riguarda solo il medico e il team curante, ma anche la persona stessa nel momento in cui attraversa la soglia della malattia.

La rivoluzione digitale

Come ogni rivoluzione che si rispetti, il digitale ha portato grandi cambiamenti e capovolgimenti di fronte. Attraverso la continua connessione, nella malattia ci riappropriamo di noi stessi come persone. Gli strumenti online, le app di messaggistica, i device sempre connessi hanno favorito la centralità del paziente che da oggetto diventa soggetto della relazione, protagonista di un racconto che inverte il segno della modalità con cui ci si rappresenta. Il digitale ha favorito un cambio di paradigma nei modelli di cura.

Fino a pochi anni fa il modello dominante vedeva il medico come depositario di un sapere inattingibile a cui il paziente non poteva far altro che affidarsi affinché la cura fosse efficace, ma le nuove modalità di relazione hanno favorito il passaggio a quella che viene definita “alleanza terapeutica” in cui la centralità della storia del paziente assume un ruolo fondamentale nel processo decisionale.

La medicina narrativa

La malattia, quindi, assume caratteri diversi a seconda che sia raccontata in termini medici o dal punto di vista del vissuto del paziente inteso come identità unica e irripetibile, che bisogna tenere in conto se si vuole personalizzare il percorso di cura e costruirlo sulla base delle sue esigenze e aspettative. Ecco, quindi, l’importanza che assume la Medicina Narrativa.


Con il termine di Medicina Narrativa si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. (Istituto Superiore di Sanità)
 

Piano Nazionale delle Cronicità

Anche il Piano Nazionale delle Cronicità del 2016 recita: Il Piano di cura personalizzato costituisce un programma che integra un ‘percorso assistenziale’ con un ‘percorso esistenziale’, che tiene in primaria considerazione i bisogni, le aspettative e i desideri del paziente, che è e resta l’attore fondamentale della propria cura, esperto della propria malattia “vissuta” (illness), ben diversa e lontana dal classico concetto clinico di malattia (disease), generalmente prevalente nei servizi e tra i professionisti.

Cristina Cenci è fondatrice di DNM – Digital Narrative Medicine, una startup che ha sviluppato la prima piattaforma digitale per la valorizzazione delle narrazioni e dei dati qualitativi nei percorsi di cura.
Cristina Cenci
Fondatrice DNM - Digital Narrative Medicine

Abbiamo la grande possibilità di portare un’innovazione importante in quelle che la studiosa Trisha Greenhalgh chiama micro-morality, ovvero quelle piccole azioni quotidiane che diventano, però, una cura per l’anima